Gaudete et Exsultate

L’esortazione apostolica di Papa Francesco è bella e semplice.

Bella perché ci invita ad aprirci alla nostra vera natura, ovvero a farsi completi imitatori di Cristo, ovvero Santi; semplice perché la strada che delinea è quella della sequela a Cristo. Un percorso non “facile” perché richiede di spogliarci di tutto, ma semplice come quello di chi va dietro alla persona o alla cosa più bella e corrispondente che gli sia capitata nella vita, come un innamoramento. Vi racconto a riguardo una intuizione bellissima che ha avuto giorni fa mia cognata Ylenia; provocata dal colloquio con Federica, che stava raccontando della sua vocazione. Mentre eravamo a tavola Ylenia ha detto: “Ecco tu parli di Gesù come io potrei parlare di mio marito”. Si inizia a seguire Uno vivo, carnale, presente.

Leggendo l’esortazione mi sono arrivate subito al cuore una serie di domande, che da qualche anno sono già care alla mia vita e a quella della mia famiglia: “Io desidero essere Santa? A chi può interessare la santità ai giorni di oggi? La santità è qualcosa che è solo per sfigati, per i malati, i depressi, i disoccupati, per coloro che ormai non possono più ricevere le “gioie” del mondo o è per tutti, anche per chi ormai si sente, crede di essere realizzato?” Il Papa nell’ultimo punto della esortazione, il Punto 177, dice “Spero che queste pagine siano utili perché tutta la Chiesa si dedichi a promuovere il desiderio di santità. Chiediamo che lo Spirito Santo infonda in noi un intenso desiderio di essere santi per la maggior gloria di Dio e incoraggiamoci a vicenda in questo proposito. Così condivideremo una felicità che il mondo non ci potrà togliere”.

Il cuore dell’uomo può essere avvinto in ogni istante dal Signore (il Signore è onnipotente), quindi, come ci ha chiesto il Papa preghiamo per gli amici che vediamo essere avvinti da altro; sicuramente alcune situazioni esistenziali sono più avvantaggiate, altre meno, perché un cuore ormai pieno di altro, di sè, di quel che va bene nella vita, farà più fatica a trovare uno spazio per Cristo, perché penserà che non sia necessario per vivere. Ma sul desiderio non si bara, le vere esigenze del cuore sono le stesse sia per il migrante che per l’imprenditore, e lì Cristo può fare sempre breccia.

Per aiutarci a rispondere a questa domanda il Papa parte subito in quarta, e ci riporta la promessa che Dio fa a coloro che iniziano a camminare sulle orme di Suo Figlio, che iniziano a vivere e a farsi abitare sempre più da Cristo. La promessa che Dio fa è una promessa di GIOIA!

Punto 1: “Rallegratevi ed esultate” perché “il Signore chiede tutto e quello che offre è la vita vera, la felicità per la quale siamo stati creati. Egli ci vuole Santi e non si aspetta che ci accontentiamo di una esistenza mediocre, annacquata e inconsistente.”

Il problema, l’ostacolo, forse diventa proprio questa offerta totale, perché quando il Signore tocca “le nostre cose” diventiamo un po’ tutti come il giovane ricco, ma qui sta la sfida della vita.

Abbiamo bisogno che nasca quella sana invidia che scaturisce quando vediamo qualcuno che vive in modo più vero e inizia a offrire tutto in cambio di questa gioia.

A me il Signore ha iniziato a chiedere tutto con l’inizio della vita della mia famiglia (ci aveva provato molte volte anche prima ma a me non mi era mai interessato in modo così radicale, forse da piccola quando quella invidia di gioia vera  fu percepita per la prima volta stando con la mia suora dell’asilo, facendo nascere in me il desiderio di essere suora): l’offerta della nostra vita a Lui con il matrimonio, la diagnosi di malattia, la gravidanza di Giacomo durante i primi mesi di cura... da lì è stato un continuo di offerta, di domanda, di chiedermi cosa era più conveniente  per me e i miei cari: resistere o cedere? Aspettare il mio o accogliere il Suo regno? Credere in quella promessa? Ecco che la santità per me è diventato un problema quotidiano, ma non per poter essere più pia e perfetta agli occhi del mondo (se qualcuno vuole fare a cambio con me con la mia condizione “privilegiata” di vita si faccia pure avanti che chiediamo al Signore un cambio!) ma per poter essere felice. Come riporta il Papa nell’esortazione, ognuno ha la sua storia.

Punto 11: “Ognuno per la sua via”, dice il Concilio. Dunque non è il caso di scoraggiarsi quando si contemplano modelli di santità che appaiono irraggiungibili. Ci sono testimonianze che sono utili per stimolarci e motivarci, ma non perché cerchiamo di copiarle, perché ciò potrebbe perfino allontanarci dalla via unica e specifica che il Signore ha in serbo per noi. Il Signore chiama a questa via senza chiedere di rinnegare nulla di quello che si è e che si vive, come vocazione o come condizione lavorativa, la chiamata alla Santità è per tutti. E fa tanti esempi di vita molto semplici, che possono sembrare anche troppo semplici a volte.

Punto 7: Mi piace vedere la santità nel popolo di Dio paziente: nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere. In questa costanza per andare avanti giorno dopo giorno vedo la santità della Chiesa militante. Questa è tante volte la santità “della porta accanto”, di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio, o per usare un’altra espressione, “la classe media della santità”.

Punto 16: Questa santità a cui il Signore ti chiama andrà crescendo mediante piccoli gesti. Per esempio, una signora va al mercato a fare la spesa, incontra una vicina e inizia a parlare, e vengono le critiche. Ma questa donna dice dentro di sé: “No, non parlerò male di nessuno”. Questo è un passo verso la santità. Poi, a casa, suo figlio le chiede di parlare delle sue fantasie e, anche se stanca, si siede accanto a lui e ascolta con pazienza e affetto. Ecco un’altra offerta che santifica. Quindi sperimenta un momento di angoscia, ma ricorda l’amore della Vergine Maria, prende il rosario e prega con fede. Questa è un’altra via di santità. Poi esce per strada, incontra un povero e si ferma a conversare con lui con affetto. Anche questo è un passo avanti.

Il Papa invita a una imitazione alla vita di Cristo, a incarnare i momenti essenziali del ministero di Gesù, secondo le proprie inclinazioni, nel chiedere al Signore di riuscire a vivere le beatitudini, a vivere, come riporta l’evangelista Matteo nel capitolo 25, le opere di carità nell’abbraccio della Misericordia di Dio (CAPITOLO 3 - Alla luce del Maestro). Quanto più abitati e imitatori di Cristo saremo, tanto più camminiamo verso la santità.

Punto 21: Il disegno del Padre è Cristo, e noi in Lui. In definitiva, è Cristo che ama in noi, perché la santità non è altro che la carità pienamente vissuta. Pertanto la misura della santità è data dalla statura che Cristo raggiunge in noi, da quanto, con la forza dello Spirito Santo, modelliamo tutta la nostra vita sulla Sua. Un altro punto che mi preme sottolineare dell’esortazione, perché mi sono accorta che è proprio essenziale in questo cammino, è che non ci si salva da soli.

Punto 4: Siamo circondati, condotti e guidati dagli amici di Dio. “Non devo portare da solo ciò che in realtà non potrei mai portare da solo. La schiera dei santi di Dio mi sostiene e mi porta” (Dall’omelia per il solenne inizio del ministero petrino di Benedetto XVI).

La salvezza è arrivata e arriva all’uomo tramite l’elezione di un popolo, grazie a Cristo che è entrato nelle vicende terrene del popolo di Israele e che continua a vivere nel suo corpo mistico, che è la Chiesa.

Punto 15: Nella Chiesa Santa, composta di peccatori troverai tutto ciò di cui hai bisogno per crescere verso la santità. Il Signore l’ha colmata di doni con la Parola, i sacramenti, i santuari, la vita della comunità, la testimonianza dei santi e una multiforme bellezza che procede dall’amore del Signore.

Il cammino della salvezza si attua all’interno di un rapporto vocazionale.

Punto 6: Perciò nessuno si salva da solo, come individuo isolato, ma Dio ci attrae tenendo conto della complessa trama di relazioni interpersonali che si stabiliscono nella comunità umana: Dio ha voluto entrare in una dinamica popolare, nella dinamica di un popolo.

Per me la compagnia più necessaria è quella di mio marito. Ci salveremo e saremo Santi insieme... Gesù mandava i suoi a 2 a 2.

Punto 141: La santificazione è un cammino comunitario, da fare a due a due. Così lo rispecchiano alcune comunità sante. In varie occasioni la Chiesa ha canonizzato intere comunità che hanno vissuto eroicamente il Vangelo o che hanno offerto a Dio la vita di tutti i loro membri. Pensiamo, ad esempio, ai sette santi fondatori dell’Ordine dei Servi di Maria, alle sette beate religiose del primo monastero della Visitazione di Madrid, a san Paolo Miki e compagni martiri in Giappone, a sant’Andrea Taegon e compagni martiri in Corea, ai santi Rocco Gonzáles e Alfonso Rodríguez e compagni martiri in Sud America. Ricordiamo anche la recente testimonianza dei monaci trappisti di Tibhirine (Algeria), che si sono preparati insieme al martirio. Allo stesso modo ci sono molte coppie di sposi sante, in cui ognuno dei coniugi è stato strumento per la santificazione dell’altro. Vivere e lavorare con altri è senza dubbio una via di crescita spirituale. San Giovanni della Croce diceva a un discepolo: stai vivendo con altri «perché ti lavorino e ti esercitino nella virtù»

Con lui ci tiriamo a vicenda quando uno dei due tentenna, preghiamo insieme, domandiamo al Signore a vicenda, l’uno per l’altro, che ci doni quell’affidamento che è essenziale perché il nostro cuore si privi di tutte le preoccupazioni che ci possono distogliere dal nostro Gesù. Nella questione della salute, non percepirmi come solo cellule e malattie, senza censurare il mistero di cui l’uomo è fatto e che spesso molti colleghi non sembrano tener di conto, è una questione su cui si chiede continuamente! E non pensate che questo avvenga solo per le cose in cui apparentemente non possiamo far nulla (come gli aspetti della salute appunto), perché lì Jonny è un caterpillar nella richiesta del miracolo della mia guarigione, ma anche in cose molto materiali.

Racconto una cosa che mi sta molto a cuore che può aiutare a capire, a provare a incamminarsi timidamente su questa strada della felicità vera. Due anni fa abbiamo trovato una occasione per l’acquisto di una casa in campagna tramite un’asta giudiziaria. I giorni prima della gara d’asta eravamo a Loreto per il consueto e caro pellegrinaggio. Jonata camminava, io lo aspettavo a Loreto. Nella preghiera di quella notte alla Basilica quando arrivo al capitolo “casa” inizio a chiedere al Signore: “Gesù mio, se l’acquisto di questa casa ci potrà allontanare anche solo un passo da Te noi questa casa non la vogliamo. Dato che ci sono mille possibilità che la gara di aggiudicazione non vada a buon fine e che questa casa non venga acquistata (avevamo infatti deciso di non presentarci all’apertura delle buste e di non rilanciare in caso di gara ma di partecipare con la nostra offerta e basta) se c’è il rischio che veniamo distolti da Te per lei, non la vogliamo. Se invece rientra nei tuoi piani sia fatta la tua volontà, ma Tu tienici avvinti a Te”. Il giorno della gara eravamo gli unici partecipanti e ci siamo aggiudicati la casa.

Si avvicina il giorno del saldo prezzo, ci mancavano 50000 euro e già due banche ci avevano negato il mutuo. Di fronte alle mie preoccupazioni, con tanto di sveglie notturne Jonny mi ripeteva di non preoccuparmi. Allora mi dicevo: “ha un tesoretto, da qualche parte, ha questi soldi e mi vuol fare una sorpresa”. Il tesoretto però non c’era e una notte gli ho detto: “senti, dimmi perché devo stare tranquilla, mancano pochi giorni, non abbiamo i soldi e questo tesoretto non c’è”. Lui mi risponde: “Cate ma ti ricordi la tua preghiera a Loreto?! Ecco, se Dio vuole che i soldi non si trovino vuol dire che la strada è questa e perdiamo i soldi che abbiamo già versato. Se vuole farci camminare ancora su questa strada troveremo i soldi: quello che conta è che non ci si allontani da Lui”. Ho chiuso gli occhi e mi sono addormentata stupita e grata dello sguardo e della certezza di Jo.

Uno dei primi sacerdoti che ci ha aiutato quando è iniziata la salita della ripresa della malattia mi disse “quando ti viene il dubbio sull’esistenza del Paradiso guarda gli occhi di tuo marito”; ma ci pensate, mogli che bene vi vuole il Signore? Vi mette i mariti accanto. E voi mariti... guardiamoci con carità, la virtù essenziale, dice il Papa per questo cammino.

Un altro punto essenziale in questo cammino è che tutto viene donato. Nessuno inizia e permane in questo cammino perché sa e capisce tanto o perché vuole intraprenderlo con tutta la sua volontà. Il Papa ne parla nel capitolo 2, descrivendo i due sottili nemici della santità, lo gnosticismo e il pelagianesimo. No! La Grazia di Dio supera intelligenza e volontà!

Punto 54: Anche il Catechismo della Chiesa Cattolica ci ricorda che il dono della grazia «supera le capacità dell’intelligenza e le forze della volontà dell’uomo», e che «nei confronti di Dio in senso strettamente giuridico non c’è merito da parte dell’uomo. Tra Lui e noi la disuguaglianza è smisurata». La sua amicizia ci supera infinitamente, non può essere comprata da noi con le nostre opere e può solo essere un dono della sua iniziativa d’amore. Questo ci invita a vivere con gioiosa gratitudine per tale dono che mai meriteremo, dal momento che «quando uno è in grazia, la grazia che ha già ricevuto non può essere meritata». I santi evitano di porre la fiducia nelle loro azioni: «Alla sera di questa vita, comparirò davanti a te a mani vuote, perché non ti chiedo, Signore, di contare le mie opere. Ogni nostra giustizia è imperfetta ai tuoi occhi»

Tutto, tutto, ci viene donato e ridonato completamente. A noi non appartiene nulla amici, nulla... anche la nostra libertà, la capacità di riscegliere il bene è dono della Grazia e della Misericordia di Dio, e cosa c’è di più semplice?! Basta chiederlo, basta ridomandare al Padre che ci renda più Suoi, che il Suo Spirito ci investa; l’errore più grande è pensare di essere responsabili della nostra salvezza, nella misura in cui pensiamo di essere noi gli artefici di tutto ci freghiamo con le nostre mani.

 

Luca 11 “Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!”.

L’unica cosa che è veramente nostra è la nostra miseria, a Dio non appartiene questa categoria. Ma quello che a noi può apparire un limite per il Signore è lo strumento con cui attua la nostra redenzione, e questo è impressionante, quanto inconcepibile e inaccettabile. Ma abbandoniamoci, anche nelle miserie e nelle umiliazioni, abbandoniamoci; se questo è il modo di diventare così piccoli affinché il Signore ci possa tenere meglio nella Sua mano ben venga anche la carne che si ammala, il lavoro che non va, i problemi con i figli, l’assunzione di certi farmaci, abbandonare tutto per ricominciare. “Grazie Gesù. Confido in te”, “Gesù pensaci Tu!”

Il Papa invita poi a vivere le beatitudini e le opere di carità e quella è una palestra in cui mi devo allenare ancora tanto: l’imitazione di Cristo... però pensateci, come dice Chiara Amirante, abbiamo già le domande dell’esame di maturità che faremo in Cielo!

L’ultimo capitolo parla del Demonio, del Diavolo, di Satana. Non come male in senso generico, ma come entità spirituale vera e presente, principe di questo mondo e leone ruggente in cerca di prede. Avere in mente questo, averne la consapevolezza, lo sbugiarda subito, e noi, liberi in forza del nostro Battesimo e della Croce di Cristo (don Mario ripeteva una preghiera di sant’Antonio “Ecco la Croce del Signore, fuggite potenze nemiche”) possiamo vivere i momenti difficili con un altro sguardo. Ad esempio, da quando io e Jonny abbiamo capito questo è stato uno spettacolo. Quando si litigava (perché è veramente tanto che non litighiamo più) io cercavo di capire chi era il nemico da combattere: il Nemico o il marito? Questo permette di avere carità nei confronti del marito, di far scappare il Nemico con la coda tra le gambe e di andare a letto senza arrabbiature. Preghiera, discernimento e digiuno sono armi potentissime contro Satana (Capitolo 5 - Combattimento, vigilanza e discernimento).

Pensate alla vita di Santa Rita da Cascia, il Cristiano per far vincere l’amore di Cristo (e quindi la moglie per il marito e viceversa) deve essere un’attrattiva maggiore al peccato e al limite con l’amore di Cristo. Come strumenti nelle mani di Dio tutto è possibile, ma se ci mettiamo a fare i “baca-c….” (è una parola volgare dialettale che descrive chi si lamenta sempre delle cose) alla fine il Nemico vince e il marito se ne va.

Che tutto venga affidato alla Madonna.

Punto 176: Desidero che Maria coroni queste riflessioni, perché lei ha vissuto come nessun altro le Beatitudini di Gesù. Ella è colei che trasaliva di gioia alla presenza di Dio, colei che conservava tutto nel suo cuore e che si è lasciata attraversare dalla spada. È la santa tra i santi, la più benedetta, colei che ci mostra la via della santità e ci accompagna. Lei non accetta che quando cadiamo rimaniamo a terra e a volte ci porta in braccio senza giudicarci. Conversare con lei ci consola, ci libera e ci santifica. La Madre non ha bisogno di tante parole, non le serve che ci sforziamo troppo per spiegarle quello che ci succede. Basta sussurrare ancora e ancora: «Ave o Maria…».

Concludo con Dante, su richiesta di Jonny (e poi qualcuno si chiede se esiste qualcosa che sia impossibile a Dio?!) che aveva intuito tutto prima di me, come sempre!

 «Figliuol di grazia, quest’ esser giocondo»,
cominciò elli, «non ti sarà noto,
tenendo li occhi pur qua giù al fondo;

ma guarda i cerchi infino al più remoto,
tanto che veggi seder la regina
cui questo regno è suddito e devoto».

Io levai li occhi; e come da mattina
la parte orïental de l’orizzonte
soverchia quella dove ’l sol declina,

così, quasi di valle andando a monte
con li occhi, vidi parte ne lo stremo
vincer di lume tutta l’altra fronte.

E come quivi ove s’aspetta il temo
che mal guidò Fetonte, più s’infiamma,
e quinci e quindi il lume si fa scemo,

così quella pacifica oriafiamma
nel mezzo s’avvivava, e d’ogne parte
per igual modo allentava la fiamma;

e a quel mezzo, con le penne sparte,
vid’io più di mille angeli festanti,
ciascun distinto di fulgore e d’arte.

Vidi a lor giochi quivi e a lor canti
ridere una bellezza, che letizia
era ne li occhi a tutti li altri santi;

e s’io avessi in dir tanta divizia
quanta ad imaginar, non ardirei
lo minimo tentar di sua delizia.

Bernardo, come vide li occhi miei
nel caldo suo caler fissi e attenti,
li suoi con tanto affetto volse a lei,

che’ miei di rimirar fé più ardenti.

(Dante, Commedia, Paradiso C. XXXI, vv. 112-142)



"Il più grande dono che Dio ti può fare è darti la forza di accettare qualsiasi cosa Egli ti mandi e la volontà di restituirGli qualsiasi cosa Egli ti chieda"

Madre Teresa di Calcutta