La festa del saluto

Caterina è salita alla Casa del Padre alle 1:26 dell’8 Febbraio 2019.

Nel pomeriggio è stata subito esposta nel Santuario della Santissima Annunziata a Firenze nella cappella in cui riposano le spoglie di Maria Valtorta. Alle ore 18 venne recitato un primo Rosario e da quel momento fino al suo funerale è iniziato un pellegrinaggio di persone: familiari, amici, conoscenti e sconosciuti, bambini, giovani e anziani. Un via via inarrestabile e continuo si svolse nel chiostro del Santuario. In tanti, tantissimi rimasero a pregare per e con Caterina fino alle 23:00, cioè alla chiusura della Basilica.

Alle 9:00 del mattino del 9 Febbraio la cappella venne riaperta e il pellegrinaggio di persone riprese sempre più intenso con l'avvicinarsi dell'orario previsto per il funerale: le 16.30. 

La Basilica a quell'ora era infatti già gremita da un pò: sono state stimate più di duemila persone. All'ingresso di Caterina in chiesa le campane di Santa Maria del Fiore, il Duomo di Firenze, suonarono a festa su indicazione del Cardinal Betori. 

 La celebrazione è stata presieduta dal sacerdote amico fraterno di Caterina Don Cristian Meriggi che l'ha concelebrata insieme ad una ventina di sacerdoti. La Basilica non riusciva a contenere tutti così il porticato esterno e la piazza si sono riempiti.

Tutta la celebrazione fu accompagnata da musica e canti gioiosi. Così ha voluto Caterina: una festa con i canti che lei stessa aveva indicato. 

Durante la celebrazione vi furono diversi momenti particolarmente significativi.

All’inizio, Monsignor Andrea Bellandi lesse il messaggio inviato di Don Julian Carron, Presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione:

"Carissimi, il sacrificio di Caterina ci mette davanti alla verità delle parole di don Giussani che stiamo studiando in questi tempi: «Vi sono momenti particolari in cui Dio straordinariamente richiama il singolo ad attendere alla sua presenza, a togliersi dalla distrazione… come un accento particolare degli avvenimenti che richiama inesorabilmente a Dio». Giovane dottoressa e madre, colpita da un tumore molto aggressivo, ha rifiutato consapevolmente le cure incompatibili con il bimbo che portava in grembo; ha dato letteralmente la propria vita per l’opera di un Altro, che si è realizzata secondo un disegno veramente misterioso: «Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie» (Is 55,8).  Avendo detto il suo “sì” a Cristo, avendo Lui negli occhi, ha lasciato che afferrasse la sua esistenza e la rendesse feconda, radunando intorno a lei un popolo trascinato dal suo sguardo lieto e pieno di carità verso tutti, che ha fatto dire ai frati che frequentavano la sua casa: «Qui c’è veramente un angolo di paradiso sulla terra».  Affidandola all’abbraccio del Signore, per intercessione della Madonna domandiamo per ciascuno di noi il dono della semplicità di Caterina, per dire come lei il nostro “sì”, assecondando ogni giorno la modalità con cui Gesù vorrà portare la nostra vita a quel destino che lei ha già raggiunto".

Vostro Julián Carrón

 Di seguito, invece, si riporta l'Omelia di Don Cristian.

"Carissimi amici di Caterina,

non vi nascondo la sorpresa e il senso di inadeguatezza nell'aver ricevuto l'onere e l'onore di dar voce a una vita così tanto intrisa di amore per Dio e per il prossimo: quella di Caterina. La più bella testimonianza, il più bel libro su di lei siete ciascuno di voi, uno per uno, per quello che potete raccontare di questa figlia di Dio così bella, così luminosa, così rifulgente il volto del divino e misericordioso Gesù.

Posso solo cercare di trovare nella Parola di Dio, che ci viene offerta dalla liturgia di oggi, degli spunti che ci aiutino a conoscere di più Dio e ad intravedere la sua opera in questa sua figlia così tanto da Lui amata.

Dalle letture di oggi si coglie che, oltre ad una chiamata alla vita biologica, esiste una chiamata universale ad una pienezza, ad un’amicizia, ad un’intimità divina che genera una gioia che non si consuma, che non è soggetta ad alcun tipo di logorio temporale.

Una vocazione che emerge dalla coscienza del proprio limite umano, dalla consapevolezza che l'uomo da solo non può bastare a se stesso.

Isaia, Paolo, Pietro e i discepoli, come vediamo nelle letture, fanno esperienza del loro peccato, del loro fallimento, del loro limite. Da questa esperienza, non nascosta e non fuggita, si sprigiona la sete e il grido del cuore che poi trova accoglienza e risposta, la risposta, nella Parola del Signore Gesù vero Dio e vero uomo, crocifisso morto e risorto per noi.

Caterina aveva ben inteso questo.

Lei, voleva essere santa. Voleva una famiglia santa.

Leggendo un testo di Caterina, una sua riflessione sull’esortazione Apostolica, Gaudete et exsultate, consegnatami da Jonny e da Erica, si riesce a capire molto del suo cammino, e del suo desiderio di santità: “Io desidero essere Santa? - dice Cate - A chi può interessare la santità ai giorni di oggi?

La santità è qualcosa che è solo per sfigati, per i malati, i depressi, i disoccupati, per coloro che ormai non possono più ricevere le “gioie” del mondo o è per tutti, anche per chi ormai si sente, crede di essere realizzato?” e ancora più avanti continua: “A me il Signore ha iniziato a chiedere tutto con l’inizio della vita della mia famiglia (…): l’offerta della nostra vita a Lui con il matrimonio, la diagnosi di malattia, la gravidanza di Giacomo durante i primi mesi di cura... da lì è stato un continuo di offerta, di domanda, di chiedermi cosa era più conveniente per me e i miei cari: resistere o cedere? Aspettare il mio o accogliere il Suo regno? Credere in quella promessa? Ecco che la santità per me è diventato un problema quotidiano, ma non per poter essere più pia e perfetta agli occhi del mondo

(se qualcuno vuole fare a cambio con me con la mia condizione “privilegiata” di vita si faccia pure avanti che chiediamo al Signore un cambio!) ma per poter essere felice…

Questo testo mette a nudo il desiderio di pienezza che c’è in ogni uomo e che Caterina aveva fatto emergere anche per chi non se ne rende conto. Il testo, poi, si sviluppa, affermando con Papa Francesco, in che cosa consiste la santità e che questa è necessità per ogni uomo e vocazione di tutta la chiesa, di tutti i battezzati. Dimensione naturale del cristiano che è chiamato a vivere nella vita di tutti i giorni.

Ma cosa è la Santità? In tre passi, anzi quattro proviamo a dirlo.

Il primo passo verso la santità: essere separati da tutto ciò che è male; ciò comporta un lavoro su di se nel ricercare la vittoria su ogni doppiezza, su ogni compromesso con il male, contro ogni tipo di doppio gioco egoistico. Isaia, in sincerità e verità di cuore, riconosce di essere peccatore e di appartenere ad un popolo peccatore. Questo comporta come conseguenza - dall’incontro della povertà umana e la grandezza di Dio - che sbocci il dono della purificazione e della missione.

Come Pietro che, a seguito del fallimento della pesca, non esita ad affidarsi alla Parola del Signore e sulla stessa getta le sue reti... e la pesca è abbondante, più di ogni altra aspettativa… quella fiducia sulla Parola e quell’abbondanza della grazia presente nella vita di Caterina.

Tutti noi lo possiamo testimoniare.

Santità, secondo passo; Santità come essere animati da quella carità, che è dono gratuito e sincero di sè. Forse ciascuno di noi nel rapporto con Caterina potrebbe fare 1000 esempi di quella pazienza, che è ascolto e comprensione amorevole dell'altro, la quale Carità, in grado direi eroico, spinge fino al punto di volere assumersi il dolore e la sofferenza dell'altro.

Lei più volte ha offerto; ce ne sono le testimonianze, i nomi, i volti.

Terzo passo: Santità come lotta, tra noi e Dio. Tra aridità interiore ed esultanza nello spirito. Una lotta che l'ha vista, la nostra Caterina, alle prese con un tempo di buio, di oscurità interiore, di paura e quasi di ribellione. Conflitto e lacerazione tra la richiesta collettiva del miracolo e l’abbandono al dono totale di se. Dopo l'ultima crisi dell'estate scorsa, in cui si sentiva pronta a partire, gli sono stati donati altri mesi, che inizialmente non prese bene, dico io, tempo concesso per continuare a farci del bene, per vivere la prima comunione di Gaia e soprattutto, per preparare noi tutti al suo passaggio verso la Luce.

Come Pietro, così Caterina, ha ricevuto in dono “il potere” di sottrarre gli uomini, molti, dalle acque, cioè dalle forze oscure del male, della solitudine, dell'autoreferenzialità, portandoli a Gesù con la sua fede e l’amore a Gesù, con il suo sorriso, con la sua pazienza, con il suo ascolto, con la sua consapevolezza, che non ci si salva da soli e che il dono della comunità, vissuta da lei nella sua amata comunità di CL, il dono della Chiesa, con i suoi sacramenti, è una necessità fondamentale per raggiungere la crescita e la maturità come figli di Dio, come Uomini e Donne pienamente realizzati. Lei ha combattuto la buona battaglia, ha conservato la fede e, adesso, vede tutto.

Santità – quarto passo - come imitazione di Maria. Nel suo cammino, Caterina, ha sempre guardato la stella, quella stella che non inganna e che porta diretti a Gesù, al cuore del Padre: Maria.

Il Rosario, i pellegrinaggi -ti ricordi Jonny il nostro pellegrinaggio in pulmino a Medjugorje -, le visite a San Donato, i gruppi wzap di preghiera e del rosario nati intorno a lei, sono dimostrazione della sua contagiosa e ferma devozione, schietta e sincera a colei che Gesù ha voluto come corredentrice. Sapeva, la Cate, che “...qual vuol grazia e a te non ricorre, - sua disïanza vuol volar sanz'ali”. Direbbe Dante A. nel XXXIII canto del Paradiso, cioè, “chi vuole una grazia e a lei , a Maria, non ricorre è come uno che vuol volare sens'ali.” Più chiaro di così…

D'altronde anche il luogo dove noi celebriamo la sua dipartita al cielo è un santuario, il santuario mariano caro ai fiorentini, caro a Caterina. Sei in buone mani, Cate, prega per noi e continua ad accompagnare il cammino dei tuoi cari e di tutti noi, verso Gesù, verso la luce che non tramonta, verso l’infinto

Amore.

Grazie Caterina della tua offerta, grazie Gesù per avercela donata.

Sia lodato Gesù Cristo… Amen"

Sac. Cristian Meriggi

Ad un certo punto della celebrazione Giacomo, il bimbo più piccolo di Caterina che era in braccio al babbo, corse verso la bara della mamma e subito dopo tutti i bambini lì presenti, senza che nessuno avesse detto o fatto niente -in modo assolutamente spontaneo- si sono avvicinati composti, in silenzio e l'hanno abbracciata piangendo e consolando Gaia e Giacomo. 

Conclusa la messa, i frati della Santassima Annunziata hanno permesso che la salma di Caterina fosse portata all'altare della Madonna che si trova in fondo alla basilica (usanza che viene riservata solo alle salme dei frati), dalla parte opposta all'altare maggiore. Caterina era molto legata a quella immagine della Madonna, a quel luogo santo. Dopo la recita del Salve Regina, Caterina fu portata fuori della chiesa dove l'aspettavano le campane suonate a festa, i fuochi di artificio e un applauso scrosciante e infinito.

I sentimenti che quella festa esprimeva restano nel cuore e negli occhi di tutti: ammirazione, gratitudine, gioia, commozione e soprattutto riconoscenza, riconoscenza per la Grazia che Caterina è stata nella vita di tanti...e lo continua ad essere ancor di più oggi!!!



"Il più grande dono che Dio ti può fare è darti la forza di accettare qualsiasi cosa Egli ti mandi e la volontà di restituirGli qualsiasi cosa Egli ti chieda"

Madre Teresa di Calcutta